Se non sono io che vado dai temi sociali, sono loro che vengono da me.
Ho a cuore le categorie più delicate e in questo caso mi sono imbattuto, qualche giorno fa, in un video pubblicato il 25 giugno 2019 sul canale youtube “Cooperazione Trentina”.
Il video trattava di una classe scolastica, la quarta A dell’Istituto “Marie Curie” di Pergine (TN) che insieme agli operatori del Centro diurno della Casa di riposo di Povo, paesino anch’esso in provincia di Trento, hanno rielaborato diversi giochi risalenti alla gioventù degli anziani della struttura (come il gioco della corda o della polenta), utili sia per far passare dei momenti di svago ai residenti del Centro sia perché i ragazzi del “Marie Curie” hanno presentato tale iniziativa all’interno dell’Alzheimer Fest di Povo.
Questo evento è servito a provare come una valida psicomotricità, pur se adattata alle difficoltà dovute all'età e agli acciacchi di una persona, consente agli anziani di mantenere le capacità attive, rallentando l’invecchiamento fisico e psichico dell'individuo.
Solitamente nella conclusione di un articolo vi è sempre la parte noiosa e moralistica che sintetizza un po’ il contenuto di quello che si è detto sopra, ma oggi non voglio addossarvi pensieri troppo profondi e filosofici.
Voglio solo lanciare un’idea, una proposta: se questi eventi isolati diventassero più costanti o meglio una routine, non per forza solo dentro Centri diurni ma anche coinvolgendo ognuno i propri cari anziani, non trasmetteremmo delle buone usanze che permettano di vivere la vecchiaia in maniera più serena e attiva invece che, come si sente dalla maggior parte dei vecchietti, “aspettare il fatidico giorno in maniera rassegnata?”.
Daniele Piersanti