Quando vi fratturate un braccio o una gamba fa male vero? La prima cosa che pensate è correre da un medico perché il dolore è lancinante.
Ma quando si rompe qualcosa nella mente di una persona, perché in quel caso uno specialista della psiche deve essere un tabù?
Nicolò Fraticelli non c'è più per questo, morto suicida a soli 21 anni per colpa di un malessere interno con cui conviveva e che lo ha schiacciato, perché viviamo nella società del puntare il dito mentre i nostri scheletri ballano nell'armadio.
Pensare che il giovane di Roma era seguito da una équipe di professionisti della salute mentale ma quando questa viene meno e viene taciuta per troppo tempo, il vortice da cui uscire è sempre più opprimente. Ansia, depressione, sono oggi termini che vengono utilizzati con troppa facilità e forse da chi non sa veramente di che demoni parla. La persona che sperimenta queste patologie è probabilmente la prima che non si esprime perché come spieghi a chi ti circonda che non riesci a vivere per colpa della tua mente?
Nicolò aveva trovato come unico sfogo i social, in particolare TikTok, dove rendeva partecipi i suoi fan delle vicende che lo riguardavano durante la quotidianità. Ma i famosi "seguaci", hanno mai guardato gli occhi del ragazzo com'erano spenti e gridavano aiuto? A quanto pare no, a quanto pare siamo tutti follower di tutti per poi ritrovarci a piangere da soli la sera.
Intanto un altro ragazzo è volato via, un altro ragazzo che sarebbe stato l'orgoglio delle nuove generazioni se solo tutte queste benedette generazioni, nessuna esclusa, comunicassero tra loro con quelle venute prima, quelle dello stesso tempo e con quelle che verranno ma purtroppo siamo nel 2024, un anno che solo numericamente simboleggia il progresso ma che in realtà non ha insegnato alle persone la regola base di quest'unica vita che tutti abbiamo: aiutarsi potendo parlare di tutto senza paura.
La verità è che io sono Nicolò, tu sei Nicolò, noi tutti siamo Nicolò. L'umanità ha perso, ancora.
Daniele Piersanti