Si sono svolti ieri a Sant’Angelo Lodigiano i funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice 59enne proprietaria del locale “Le Vignole”.
La donna, secondo la ricostruzione, si sarebbe suicidata gettandosi nel fiume Lambro dopo esser stata travolta dalla tempesta mediatica circa una recensione di un presunto cliente che online si lamentava del fatto di aver cenato vicino a dei tavoli dove erano presenti degli omosessuali e dei disabili. La Pedretti avrebbe risposto a questa persona di non ripresentarsi più nel suo locale perché gente con questi pregiudizi non era benaccetta nel ristorante.
Dopo qualche giorno la donna, da eroina del web e dei sani valori, tanto che il locale stava diventando di grande attrazione, è divenuta bersaglio da condannare con ogni mezzo, da avvilire moralmente e meritevole del rogo mediatico.
Perché?
Pare che Giovanna avesse scritto lei stessa la recensione del presunto “cliente senza volto” e poi si sia auto-risposta, vuoi magari perché aveva bisogno di far ripartire la propria attività che si trovava in un periodo cupo o vuoi perché era una donna fragile dentro e aveva bisogno di più attenzioni per sentirsi meglio.
Purtroppo ora non lo sapremo mai.
Qui non si sta giocando sui temi dell’omosessualità e della disabilità che non vanno usati per gioco (SIA CHIARO!) e sicuramente la Pedretti su questo non è giustificabile ma è altrettanto vero che meritava un così forte accanimento da parte della gente soprattutto sui social?
La gente, questa famosa entità che spesso, invece di lavare i panni sporchi di casa propria, va a guardare se ci sono delle piccole macchie negli abiti degli altri.
Fatto sta che ora tutti piangono, tutti “povera Giovanna”, quando magari usando un minimo di intelligenza, immedesimazione e anche confronto per capire le motivazioni che non si comprendono senza un dialogo costruttivo, ora non saremmo qui a piangere una ulteriore vita stroncata ma la 59enne si sarebbe sentita libera di chiedere scusa e spiegarsi.
Riflettiamo…
Daniele Piersanti