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Approfondimenti

Te l’avevo detto di non aprirlo eppure mi stai leggendo ora e… non vorrei metterti ansia ma l’argomento di oggi potrà sembrarti un po’ surreale, per certi versi macabro eppure è una condizione che esiste ed è stata studiata a livello psichiatrico-psicologico.

Se affronteremo una storia che non ti suona familiare, tranquillo o tranquilla non siete i soli, infatti il BIID (“Body Integrity Identity Disorder”) è uno dei disturbi mentali più controversi e singolari fino ad oggi catalogati. Questa condizione porta l’individuo che ne è affetto a non riconoscere la sua interezza fisica perché il cervello non contempla parti del proprio corpo, che vengono viste come superflue e quindi da eliminare nel caso di sezioni fisiche o complicare come nel caso delle abilità sensoriali. Quest’ultimo aspetto riguarda proprio il caso che seguirà.

Lo sa bene infatti Jewel Shuping, una donna statunitense oggi 30enne e nata sana, ma che non si è mai riconosciuta in quel suo corpo apparentemente senza particolari difficoltà. La ragazza fin dall’età di 8 anni e come lei stessa ha poi ammesso quando la sua storia è divenuta famosa, ha sempre desiderato per sentirsi realmente se stessa, di menomare il suo fisico.

In lei, il “Disturbo dell’Identità dell’Integrità Corporea” si è concentrato sulla vista che la giovane riconosceva come “superflua” e non utile per vivere una vita realmente piena ed appagante.

Come potete immaginare, trovare un professionista che assecondasse la sua richiesta di togliersi la possibilità di vedere, non è stato un percorso facile finché nel 2007, Jewel ha intrapreso un percorso psicologico durato un anno. Dopo 12 mesi il suo psicologo comprese che i trattamenti effettuati non avevano sortito nessun risultato e che il sogno di diventare cieca era, nella Shuping, un desiderio troppo forte.

Qui la svolta.

Lo stesso professionista decise quindi di accogliere l’ambizione della ragazza e in una seduta, dopo averle versato delle gocce anestetizzanti in entrambi gli occhi, versò successivamente negli stessi del prodotto liquido corrosivo utilizzato per sgrassare le tubature. Aspettarono poi insieme mezz’ora per far sì che i danni fossero veramente importanti prima di correre in ospedale.

La corsa fu inutile!

Danni troppo profondi per salvare la vista e nel giro di 6 mesi la Jewel Shuping divenne totalmente cieca.

La donna ad oggi, dopo un decennio di totale e incurabile buio, afferma di essere più contenta che mai, nonostante la sua famiglia l’abbia allontanata dal focolare domestico.

Jewel in una delle sue più recenti interviste ha però invitato a non seguire il suo percorso e soprattutto non vuole rappresentare un esempio per le persone affette da BIIM, aggiungendo che: “Non agite di impulso. Io sono felice di essere diventata cieca, era quel che volevo, e mi sento realizzata. Ma voi non fatelo, perché presto si troverà una cura per il nostro disturbo, e se agite in modo irreparabile, poi non potrete tornare indietro”.

Le ricerche e gli studi continuano soprattutto grazie ai due massimi esperti al momento di questa particolare condizione che sono il neuropsicologo Erich Kasten dell’università di Lubecca e lo psichiatra Michael First della Columbia University.

Storia questa che vuole mettere in luce due aspetti fondamentali: il primo è descrivere in maniera breve ma si spera efficace, quante realtà esistono al mondo che non si conoscono e secondo, come sicuramente si alzeranno giudizi negativi nei confronti di questa donna e che non merita, perché scopo di questo articolo è che si può imparare sempre qualcosa da ogni singola vita altrui e che, se evitiamo di farci ostacolare dai giudizi che sorgono spontanei nella nostra mente, possiamo metterci nei panni dell’altro e magari estrapolarne degli insegnamenti importanti per noi stessi.

Daniele Piersanti