Matthew Stanford Robinson nacque nel 1988 a Salt Lake City nello Utah, in America.
Purtroppo il suo non fu un parto facile dal momento che per venire alla luce attraversò diverse complicazioni oltre che una mancanza di ossigeno che gli segnò la vita.
Io penso che in questi casi, quel qualcosa che c’è sopra di noi e che non voglio categorizzare per lasciare spazio alle più diverse credenze, ci mandi dei veri e propri angeli che nonostante la loro vita difficile e spesso breve, sono destinati però a rimanere nel cuore dell’umanità.
Come accennavamo, il piccolo Matthew a causa di queste difficoltà era cieco, quasi totalmente paralizzato oltre ad avere difficoltà di linguaggio tant’è che i medici avevano pronosticato poche ore di vita per il bimbo che invece visse 11 anni.
Come si può intuire, la sua condizione lo costrinse ad una esistenza passata in sedia a rotelle e con un aiuto da parte della famiglia h24 ma gli stessi parenti notavano in lui una luce speciale. Il bambino sembrava esprimere con gli occhi quella gratitudine e quella forza che non riusciva a comunicare con le parole.
Robinson infatti visse un decennio in più rispetto alle aspettative, in barba alla fredda scienza medica che a volte tende a porre dei limiti umani anche a quegli esempi che sono venuti al mondo per insegnare che nella vita non si deve mollare nonostante tutto.
Matthew una volta trasmesso il suo insegnamento, ci lasciò intorno agli anni duemila e se siamo qui a raccontare questa storia è perché proprio in questo punto vi è uno dei gesti più commoventi, toccanti e che solo un genitore può ideare per continuare ad onorare il proprio figlio in eterno.
Il padre del ragazzo, Ernest, e la cugina Susan, decisero infatti di rendere la tomba di Matthew un luogo simbolico del toccante coraggio trasmesso dal bambino a chiunque lo avesse conosciuto. I due ebbero l’idea di progettare e apporre sopra la lapide un ragazzino in piedi sulla sua sedia a rotelle che guardava felice il cielo mentre allungava verso l’alto una mano in segno di libertà, la stessa che ebbe fisicamente nella vita terrena.
Ancora oggi la tomba è meta di molte persone che piangono, si emozionano e mandano benedizioni al ragazzo che in soli 11 anni, ci ha trasmesso una lezione di vita indimenticabile.
Daniele Piersanti