Di sicuro questa volta non affronteremo chissà quale argomento sconosciuto tant’è che ognuno di noi ha sperimentato dentro di sé, almeno una volta, questa triste sensazione ma volevo rendervi partecipi di un aspetto di cui ho parlato con un mio amico psicologo oltre che psicoterapeuta. Il fallimento.
Ci siamo presi un caffè e tra un “come stai”, un “è tanto che non ci vediamo”, insomma solite frasi di rito, è uscito fuori il discorso che sta aiutando un suo paziente ad uscire dal vortice di aver fallito come persona.
Il signore in questione ha divorziato dalla moglie e, nonostante i figli grandicelli abbiano capito le ormai profonde incomprensioni che c’erano tra i due coniugi, finendo quindi per lasciarsi senza piatti che volano, l’uomo ha associato la conclusione di un amore con il fallimento come persona e già qui si intuisce l’ingranaggio bloccato.
Mi spiegava come questo esempio è uno dei tantissimi casi che analizza quotidianamente dove il giovane che non riesce a superare un esame, una donna che mette prima la carriera ad un matrimonio nonostante le pressioni familiari, un anziano bloccato con l’età che non riesce a giocare coi nipoti come vorrebbe, sono tutte piccole crepe dove le menti più sensibili, emotive, aprono varchi dove mettono in discussione il loro valore come persone, tanto che diversi arrivano a definirsi “inutili”.
Il punto è che l’unicità di una persona non c’entra nulla con gli sbagli che umanamente si compiono e che nulla hanno a che vedere con il fallire.
Conosco quella piccola parte di voi che già starà accusando questo articolo di “giustificare” anche errori imperdonabili, illeciti e tutti i sinonimi che si possano pensare ma ovviamente quelli sono una categoria a parte che saranno sempre condannati e condannabili perché qui si vuole cercare, anche solo per qualche secondo, di alleggerire la mente di quelle persone che invece si rimproverano pesantemente fino a diventare prigionieri delle loro credenze sbagliate su aspetti che possono essere invece da trampolino di lancio verso un futuro diverso da quello immaginato ma non per questo peggiore.
Parlando con questo mio amico siamo finiti a un punto di svolta direi decisivo perché spesso coloro che si sentono crollare il mondo addosso sono proprio quelli che hanno dei forti obiettivi da raggiungere ma che vengono fatti sentire sbagliati dalla gente che vive la quotidianità allo sbaraglio senza mettere in discussione che, magari, è proprio lei a doversi porre delle domande esistenziali.
Si capisce come la matassa sia parecchio ingarbugliata e come non basterà un semplice articolo di un Daniele qualsiasi a risanare il mondo ma dato che l’uomo è bravo a farsi ferite all’anima, cerchiamo di seminare anche piccoli spunti di riflessione positivi che poi ognuno potrà sviluppare come meglio e, ovviamente, se vuole.
Vi lascio con la frase di uno psicologo statunitense altamente influente nell'ambito del Comportamentismo, Burrhus F. Skinner: “Un fallimento non è sempre uno sbaglio: potrebbe semplicemente essere il meglio che uno possa fare in certe circostanze.
Il vero sbaglio è smettere di provare”.
Daniele Piersanti