Sarebbe iniziato tutto come un tentativo di rapina, per poi finire in tragedia
Una storia terribile ruota attorno all’omicidio di Martino Caldarelli, ricostruita grazie al lavoro del Nucleo investigativo, della Scientifcia, del Comando provinciale dei carabinieri di Teramo e della Procura della Repubblica di Teramo. I fatti, tuttavia, sembrano essere piuttosto chiari e la risoluzione del caso potrebbe arrivare entro le prossime 24/48 ore. Risultano indagati un uomo di 40 anni e una donna di 38, entrambi italiani e originari di Corropoli, attualmente sottoposti a fermo.
A consentire il ritrovamento della vittima è stata la confessione della donna, che ha condotto gli inquirenti al laghetto di Corropoli, dove Martino è stato rinvenuto senza vita, con un peso legato addosso per impedirne l’emersione.
La vicenda avrebbe avuto origine da un adescamento: la vittima si sarebbe messa in contatto con la donna per incontrarla nella sua abitazione, situata a circa 3 o 4 chilometri dal luogo del ritrovamento. L’incontro, però, celava un tentativo di rapina. Una volta sopraggiunto il complice, Martino avrebbe cercato di reagire, dando il via a una violenta colluttazione culminata nella sua tragica morte. Sul corpo sono stati rilevati numerosi fendenti. Il modus operandi potrebbe essere stato utilizzato anche in altri episodi simili su cui sono in corso ulteriori indagini.
L’omicidio sarebbe avvenuto lo stesso giorno della scomparsa, quando Martino è uscito di casa a Isola del Gran Sasso a bordo della sua Panda, con la scusa di andare in palestra, senza però portare con sé il borsone da allenamento. In realtà, si sarebbe diretto all’appuntamento con la donna.
L’elemento di svolta nelle indagini è stato un episodio avvenuto nella notte tra venerdì e sabato a Giulianova, dove è stata ritrovata un’auto bruciata: una Fiat Panda apparentemente di colore diverso rispetto a quella della vittima. Dai successivi accertamenti è però emerso che il numero di telaio corrispondeva proprio a quello del veicolo scomparso. È apparso chiaro che si trattava di un tentativo di eliminare le tracce. I carabinieri sono riusciti a risalire alla coppia grazie alle immagini che li ritraevano alla guida. L’auto era stata coinvolta anche in una serie di danneggiamenti prima di essere data alle fiamme.
L’uomo era già noto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti. La donna, invece, sembrerebbe trovarsi in una condizione emotiva particolarmente fragile, tanto da aver tentato il suicidio.