Nel silenzio della notte più lunga, la città si stringe attorno al ricordo delle 309 vittime del sisma del 2009
Un fascio di luce si è innalzato da Palazzo Margherita, sede del Comune dell’Aquila, come simbolico ponte tra la terra e chi non c’è più. Così la città ha aperto la serata del 6 aprile, nel ricordo delle 309 vittime del terremoto del 2009, con un gesto sobrio ma carico di significato. Un segno di memoria, di rispetto, di luce che continua a brillare nel cuore della comunità. Anche il Palazzo dell’Emiciclo si è illuminato per rendere omaggio a quella che è stata la notte più lunga per l’Aquila, a cui hanno preso parte anche il presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e una delegazione di consiglieri.
Poco dopo le 22, di fronte alla Casa dello Studente, è partita la fiaccolata commemorativa. “Abbiamo scelto questo luogo – ha spiegato Vincenzo Vittorini, a nome dei familiari delle vittime – perché qui sono morti giovani che avrebbero dovuto rappresentare il nostro futuro. Purtroppo, quanto accaduto li ha strappati alla vita. Questo posto è diventato il simbolo del nostro dolore. Quei ragazzi rappresentano tutte le vittime.”
Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, partecipando alla fiaccolata, ha parlato di una serata di raccoglimento e dolore che si rinnova ogni anno, ma anche di impegno per il futuro: “Tutto quello che abbiamo vissuto, tutto il dolore e le lacrime devono essere da stimolo per costruire una città nuova. Lo dobbiamo a chi ha subito lutti, a chi non c’è più, e a chi ha il diritto di vivere in una città che offra opportunità”.
Alla commemorazione ha partecipato anche Sergio Bianchi, presidente dell’associazione AVUS (Associazione Vittime Universitarie del Sisma), che perse il figlio Nicola 16 anni fa. “Sono tornato in una città che rinasce, ed è giusto che sia così. Sedici anni sono tanti, ma a volte sembra ieri. Come familiari abbiamo sempre cercato di essere propositivi, portando avanti il tema della prevenzione e del riconoscimento delle responsabilità. I processi hanno occupato le nostre giornate, e le ultime sentenze sono state particolarmente dolorose.”
Bianchi ha sottolineato come per le famiglie delle vittime il vero terremoto sia iniziato il 6 aprile 2009: “Metabolizzare ciò che è successo è stato difficile. Ma la parte più drammatica sono state le sentenze: ogni volta è stato come rivivere la tragedia. Sentirsi dire che tuo figlio è colpevole della propria morte è inaccettabile. L’ultima sentenza su via Campo di Fossa ha finalmente fatto giustizia, escludendo ogni responsabilità da parte dei nostri ragazzi. Mi auguro che anche la Cassazione accolga questa linea e riconosca giustizia a tutte le vittime.”
A chiudere la fiaccolata è stata la lettura dei nomi delle 309 vittime, affidata a Gabriella Corrado, sedicenne nata proprio nella notte del terremoto. Subito dopo, Carlo Cruciani, carabiniere in servizio al centralino del 112 la notte del sisma, ha acceso il braciere in loro memoria.