Milioni di euro bloccati e opere in ritardo: la Cgil lancia l’allarme
A tre anni dall’avvio del Pnrr e con soli 16 mesi a disposizione prima della sua scadenza, l’attuazione della Missione Salute (M6) si trova in una situazione critica. Molti progetti avanzano lentamente, alcuni registrano ritardi significativi nei lavori, mentre altri sono ancora fermi alla fase di progettazione. L’ambizioso obiettivo di rafforzare la sanità territoriale per alleggerire pronto soccorso e liste d’attesa, garantendo un’assistenza più vicina ai pazienti e alle loro condizioni sociali, appare fuori portata per l’attuale governo regionale.
È la Cgil a sollevare il problema, attraverso una nota firmata dai segretari generali di Abruzzo e Molise, Carmine Ranieri e Alessandra Tersigni. L’analisi si basa sui dati contenuti nel Report della Missione Salute, elaborato dall’Area Stato Sociale e Diritti della Cgil a partire dalle informazioni della piattaforma di monitoraggio ReGiS del MEF.
A livello nazionale, i numeri aggiornati a dicembre 2024 indicano il finanziamento di 10.084 progetti per un valore complessivo di 19,2 miliardi di euro. Tuttavia, la scarsità di opere già completate e collaudate fa temere che gli obiettivi fissati per giugno 2026 possano non essere raggiunti. In Abruzzo, i fondi destinati alla sanità territoriale e ospedaliera ammontano a 401,2 milioni di euro, con il 79,5% coperto dal Pnrr e il resto da risorse statali e altri finanziamenti. Nonostante ciò, la spesa effettiva procede a rilento: ad oggi sono stati impiegati solo 54,5 milioni di euro, pari al 13,1% dei fondi disponibili, un valore inferiore alla media nazionale del 18,1%.
“La situazione in Abruzzo è particolarmente grave”, evidenziano i sindacalisti, sottolineando che la percentuale di progetti in ritardo supera la media nazionale del 40,8%. Le maggiori difficoltà si registrano nelle strutture sanitarie territoriali, in particolare nelle Case della Comunità e negli Ospedali di Comunità, elementi chiave per la riforma dell’assistenza sanitaria diffusa sul territorio.
Secondo i dati della piattaforma ReGiS, sono stati finanziati interventi per 40 Case della Comunità, con un investimento di 63,4 milioni di euro. Tuttavia, a dicembre 2024, i pagamenti effettuati ammontano a soli 5,1 milioni, pari all’8,1% dei fondi disponibili. Nessuna struttura è stata completata e collaudata, mentre il 60% dei progetti presenta almeno uno step in ritardo. Dei 40 interventi previsti, 16 sono in fase di realizzazione, ma oltre la metà registra problemi nell’esecuzione dei lavori. In particolare, i cantieri per 24 Case della Comunità non sono ancora partiti e nessun progetto è stato completato.
Non va meglio per gli Ospedali di Comunità, strutture fondamentali per garantire cure intermedie e continuità assistenziale tra l’ospedale e il ritorno a casa dei pazienti. In Abruzzo sono stati finanziati progetti per 11 ospedali con un budget complessivo di 27,8 milioni di euro, ma nessuna struttura risulta ancora ultimata e collaudata. Inoltre, il 45,5% dei progetti presenta ritardi. Dei lavori previsti, sei sono in corso, mentre per le altre cinque strutture l’avvio è ancora bloccato. A livello di spesa, a dicembre 2024 risultano erogati solo 1,9 milioni di euro, pari al 6,8% del totale disponibile.
“In queste condizioni – sottolinea la Cgil – è difficile immaginare che la Regione possa riuscire a completare tutti gli interventi entro giugno 2026, scadenza definitiva per il Pnrr.” Oltre ai ritardi infrastrutturali, resta aperta la questione del personale: nuove strutture, infatti, non serviranno a migliorare il sistema sanitario se non saranno adeguatamente operative. Con 60mila cittadini privi di un medico di base, diventa sempre più urgente avviare un percorso che porti i medici di medicina generale a lavorare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, almeno per le Case e gli Ospedali di Comunità. Tuttavia, su questo fronte il Ministero della Salute non ha ancora assunto iniziative concrete.
A tutto ciò si aggiunge un paradosso: mentre i fondi del Pnrr restano inutilizzati, la Regione Abruzzo continua ad aumentare la pressione fiscale sui cittadini, senza investire risorse significative nella sanità. La Cgil ribadisce la necessità di un massiccio piano di assunzioni, con almeno 33mila nuovi operatori sanitari a livello nazionale. Per l’Abruzzo, servirebbero tra 280 e 440 infermieri, 40 assistenti sociali e un numero di operatori sociosanitari compreso tra 200 e 320, fondamentali per migliorare i servizi sanitari sul territorio e ridurre i tempi di attesa.
Quanti ricoveri impropri si potrebbero evitare con una rete di assistenza territoriale realmente funzionante? Quanto si potrebbe ridurre la pressione sugli ospedali, limitando gli accessi inappropriati ai pronto soccorso? Per garantire il diritto alla salute, è essenziale investire concretamente nella sanità pubblica e colmare i divari tra le diverse aree del Paese. La Cgil promette di proseguire la mobilitazione per difendere e rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, attraverso una vertenza regionale sul Pnrr, per evitare che anche questa diventi un’occasione mancata per l’Abruzzo.