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ico title sx Abruzzo. Asl unica tra scetticismi e strategie: la riforma resta sospesa ico title dx

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L’assessore Verì al lavoro su nuovi assetti, mentre FI propone due macro-Asl

Nella conferenza stampa di martedì scorso, in cui è stata presentata la delibera sull’aumento dell’addizionale Irpef per coprire il debito sanitario, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio (FdI), ha riaperto il dibattito sulla Asl unica, ipotesi che sostituirebbe le attuali quattro aziende sanitarie provinciali.

Pur esprimendo dubbi sull’efficacia del modello, citando l’esperienza negativa delle Marche, Marsilio non ha escluso del tutto la possibilità di una riforma. L’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, è da tempo al lavoro per ridefinire la governance sanitaria, valutando diverse opzioni.

L’idea della Asl unica era stata lanciata dallo stesso Marsilio a inizio legislatura, con l’intento di coinvolgere anche le opposizioni. Tuttavia, nel Documento di programmazione economica e finanziaria (Defr) della Regione, approvato il 28 dicembre, non vi è alcun riferimento esplicito alla riforma, segno delle divisioni interne alla maggioranza. Lega, Forza Italia e Noi Moderati, infatti, sono già in contrasto con Marsilio sull’aumento delle tasse e spingono per un ridimensionamento dell’Irpef per la fascia di reddito medio (tra i 28.000 e i 50.000 euro).

Nel centrosinistra, la proposta della Asl unica trova sostenitori e detrattori. Il professor Luciano D’Amico, esponente del Patto per l’Abruzzo, ha aperto alla riforma, provocando tensioni nel suo schieramento.

Forza Italia, invece, propone un modello intermedio: non una sola Asl, ma due macro-aziende sanitarie, una per L’Aquila-Teramo e una per Chieti-Pescara. Gli azzurri puntano anche a una maggiore centralizzazione degli appalti sanitari attraverso Areacom, la centrale unica di acquisto, per razionalizzare la spesa.

La Lega non si è espressa direttamente sulla Asl unica, ma chiede che ogni maggiore entrata derivante dall’Irpef sia vincolata alla sanità e propone un piano industriale per ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare i servizi.

Anche all’interno di Fratelli d’Italia si registrano posizioni critiche: Paolo Gatti, presidente della Commissione Sanità, ha ribadito che il sistema attuale, con quattro Asl su base provinciale, garantisce maggiore efficienza e vicinanza ai territori. A pesare, inoltre, sono le implicazioni politiche della riforma: la creazione di una Asl unica significherebbe ridurre drasticamente il numero di dirigenti sanitari, eliminando gli attuali quattro direttori generali, il cui operato è stato messo in discussione da Lega e FI.

Marsilio, però, ha difeso i direttori, respingendo l’idea che il deficit sanitario di 200 milioni sia frutto di cattiva gestione. Ha attribuito il disavanzo a fattori esterni, come l’aumento del costo dell’energia e l’inflazione, sottolineando che il bilancio chiuderà comunque con un avanzo minimo.

Il tema resta altamente divisivo. A ottobre, una risoluzione delle commissioni Sanità e Bilancio, guidate da FI e Lega, aveva chiesto alla giunta di valutare il commissariamento dei direttori Asl qualora non riuscissero a contenere il deficit entro i limiti previsti. Questo atto ha accentuato la frattura con la giunta e con l’assessore Verì.

Nel frattempo, la decisione sulla localizzazione dell’ospedale di secondo livello è stata rinviata al 2027. La scelta tra Pescara (che avrebbe i requisiti in base al decreto Lorenzin) e L’Aquila ha già scatenato forti tensioni tra le forze politiche e il mondo sanitario.

Di fronte a queste spaccature, il futuro della riforma resta incerto: mentre la Asl unica sembra perdere slancio, il dibattito sulle alternative è più acceso che mai.

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