Il nuovo progetto industriale potrebbe ridurre la cassa integrazione e rilanciare la produzione
L’accordo tra Stellantis e Iveco per la produzione di due nuovi furgoni elettrici apre nuove prospettive per lo stabilimento di Atessa, segnato negli ultimi mesi da difficoltà produttive e dal ricorso alla cassa integrazione. La notizia è stata accolta con favore dai sindacati e dal territorio, che ora attendono dettagli concreti su tempi, volumi e impatto occupazionale. La richiesta principale è quella di un confronto trasparente per garantire che questa intesa si traduca in una reale opportunità di rilancio per l’industria locale.
La nota completa:
«L’accordo siglato tra Stellantis e Iveco per la produzione di due nuovi furgoni elettrici rappresenta senza dubbio una notizia positiva per il nostro territorio e in particolare per lo stabilimento di Atessa, che negli ultimi anni, ancora di più negli ultimi mesi ,ha vissuto e sta ancora vivendo una fase critica con la proroga della cassa integrazione. È un primo segnale concreto nella direzione che da tempo auspichiamo: l’attuazione di strategie industriali capaci di rilanciare i volumi produttivi e garantire maggiore stabilità occupazionale».
«Se davvero questo progetto contribuirà ad aumentare i volumi attuali, come ci auguriamo, sarà naturale attendersi anche una drastica riduzione delle ore di cassa integrazione. Tuttavia, è fondamentale avere quanto prima dati chiari sull’avvio concreto dell’accordo: vogliamo conoscere le tempistiche, i numeri previsti e l’impatto reale sulle produzioni locali. Solo con queste informazioni potremo valutare in modo più sereno le prospettive occupazionali e industriali del nostro territorio».
«Accogliamo con favore questa notizia, che può rappresentare un punto di svolta per Atessa e per l'intera filiera produttiva locale. Ora però serve trasparenza e un confronto continuo affinché questa nuova fase si traduca in certezze per i lavoratori e in opportunità concrete per il rilancio dell’industria automotive regionale. Per questo motivo oggi, ancora più di ieri, occorre che Arap e Regione investano ed intervengano nelle zone industriali anche se la nascita del nuovo soggetto Aruap non fa certo ben sperare».