Dopo la legge toscana, gli attivisti tornano a chiedere tempi certi sul suicidio medicalmente assistito
L’approvazione della legge sul suicidio medicalmente assistito in Toscana rappresenta un precedente significativo per l’Italia, colmando un vuoto normativo esistente da oltre sei anni. In Abruzzo, i promotori della proposta di legge popolare, Riccardo Varveri, Paride Paci e Gianluca Di Marzio, chiedono che il dibattito prosegua senza pregiudizi. «Non pretendiamo un’approvazione senza modifiche, ma un confronto aperto» sottolinea Varveri, in vista della prossima audizione in Commissione il 18 febbraio.
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L’approvazione in Toscana della legge che stabilisce tempi e modalità certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito apre un varco importante in Italia. Una legge che manca a livello nazionale da oltre sei anni, nonostante le richieste della Corte Costituzionale, a seguito della disobbedienza civile di Dj Fabo. «Nel giugno di due anni fa abbiamo depositato le 8119 firme raccolte a fronte delle 5000 richieste dal regolamento regionale abruzzese per le iniziative di legge popolari. Oltre cento attivisti si sono impegnati, dedicando il proprio tempo» commenta Riccardo Varveri, promotore insieme a Paride Paci e Gianluca Di Marzio. «Siamo stati auditi in commissione sanità un anno dopo, come da regolamento regionale. Le impressioni sono state positive: i presenti in aula hanno trattato l’argomento con delicatezza. È una legge che, attraverso la clausola di invarianza presente nel testo, come deliberato anche dal Collegio di garanzia statutaria, non obbligherà nessun aumento della spesa pubblica» continua Varveri.
La prossima settimana, martedì 18 febbraio, riprenderà l’iter in commissione. Verranno auditi Filomena Gallo, Francesca Re e Roberto D’Andrea, ma l’approvazione in Toscana sarà un prezioso precedente. «Abbiamo detto in audizione che non pretendiamo che la proposta venga approvata così com’è, ma che apriamo a ogni ragionevole riflessione di emendamento. Rigettare la proposta, invece, con il parere del Collegio di garanzia statutaria e il precedente toscano, sarebbe solamente un atto politico».