giovedì 13 febbraio 2025     +39.347.3268683     redazione@iltrafiletto.it
Il Trafiletto notizie su Teramo e Abruzzo in tempo reale

ico title sx Abruzzo apripista per la panchina blu: simbolo dei diritti dei detenuti ico title dx

Attualità
Cronaca

Un progetto nazionale parte dalle città abruzzesi per accendere i riflettori sulle condizioni dei carcerati

Un gesto semplice ma potente: una panchina blu con una targhetta dedicata ai diritti dei detenuti diventa il simbolo di una campagna nazionale per sensibilizzare sull’emergenza carceraria. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Quei Bravi Ragazzi Family di Roma, attiva anche a Teramo, che ha scelto il colore del “fornellino” – un oggetto di sopravvivenza nelle celle – per lanciare un segnale forte alle istituzioni e alla società civile.

Il progetto prende il via dall’Abruzzo, con le prime installazioni previste a Pescara e Chieti entro marzo, per poi estendersi a Teramo, Ascoli e, progressivamente, a tutte le città che ospitano istituti di pena. Ogni panchina non è solo un tributo alle 90 persone morte in carcere nel 2024, ma un monito contro un sistema che, secondo l’associazione, continua a violare la dignità umana.

«Questa panchina dà voce a chi non ne ha – spiega Nadia Di Rocco, presidente dell’associazione –. Privare qualcuno della libertà non significa cancellarne i diritti. Ogni abuso dietro le sbarre è una ferita per la coscienza collettiva. Lo Stato non può più ignorare il sovraffollamento, le cure negate e la violenza che si consuma nelle carceri. La rieducazione è un pilastro della democrazia: se crolla quello, crolla tutto».

L’iniziativa vuole scuotere le coscienze trasformando spazi pubblici in luoghi di riflessione. La scelta del blu non è casuale: richiama le lattine trasformate in fornelli dai detenuti, metafora di un’esistenza sospesa tra attesa e resistenza. «Chi si siederà su questa panchina dovrà chiedersi cosa significhi essere civili in un Paese dove le carceri rischiano di diventare camere di tortura», prosegue Di Rocco.

L’obiettivo è sollecitare un intervento concreto da parte delle istituzioni, denunciando le criticità del sistema carcerario che trasforma la pena in una condanna alla sopravvivenza anziché alla riabilitazione. «Le prigioni sono lo specchio di una nazione – conclude Di Rocco –. Se vogliamo definirci civili, dobbiamo garantire che neanche chi ha sbagliato perda la propria dignità».

Galleria