La discussione sul tema è accesa, ma la politica regionale non ha ancora compiuto passi concreti
La regione guidata da Eugenio Giani è la prima in Italia ad adottare un regolamento sul suicidio medicalmente assistito. Mentre la Toscana fa da apripista, in Abruzzo la situazione resta incerta, tra dibattiti politici e attese normative.
La Toscana ha infatti compiuto un passo storico diventando la prima regione italiana a regolamentare il suicidio medicalmente assistito, applicando la sentenza della Corte Costituzionale che, nel 2019, ha sancito la non punibilità dell’aiuto al suicidio in casi specifici. Il regolamento toscano stabilisce procedure chiare per garantire ai malati irreversibili e con sofferenze insopportabili la possibilità di accedere al fine vita nel rispetto della legge.
Ma mentre la Toscana segna un cambio di passo, qual è la situazione in Abruzzo?
Abruzzo, tra incertezze e ritardi normativi
Attualmente, l’Abruzzo non ha ancora adottato una regolamentazione specifica sul fine vita. La discussione sul tema è accesa, ma la politica regionale non ha ancora compiuto passi concreti. A livello sanitario, non esiste un protocollo chiaro per la gestione delle richieste di suicidio assistito, e i pazienti che potrebbero rientrare nei criteri stabiliti dalla Corte Costituzionale devono spesso affrontare lunghe attese o rivolgersi a strutture fuori regione.
La giunta regionale, guidata dal presidente Marco Marsilio, non ha ancora espresso una posizione netta su un’eventuale iniziativa legislativa, e nel consiglio regionale il tema divide le forze politiche. Mentre alcune voci chiedono un intervento per garantire il diritto all'autodeterminazione dei malati, altre si oppongono per motivi etici o religiosi.
Le richieste delle associazioni e il ruolo dei tribunali
Nel frattempo, associazioni come l’Associazione Luca Coscioni continuano a sollecitare la Regione affinché segua l’esempio della Toscana. “L’Abruzzo deve garantire a chi ne ha diritto la possibilità di accedere al suicidio assistito senza ostacoli burocratici o resistenze politiche,” affermano i rappresentanti del movimento per il diritto al fine vita.
In mancanza di una normativa regionale, in Abruzzo le richieste di fine vita spesso finiscono nei tribunali, dove i giudici devono valutare caso per caso l’accesso ai farmaci letali, come già avvenuto in altre regioni italiane.
Verso un futuro di maggiore chiarezza?
Se la Toscana ha aperto la strada, la domanda è se e quando altre regioni seguiranno il suo esempio. L’Abruzzo si trova di fronte a una scelta: attendere un’eventuale legge nazionale oppure muoversi autonomamente per regolamentare il suicidio assistito, garantendo ai pazienti un iter chiaro e rispettoso della loro volontà.
Il dibattito è aperto, ma per chi attende risposte, il tempo è una variabile che pesa più di ogni discussione politica.