L'Aquila. Morte di Tallarico: la corda usata per calarsi non ha retto il peso 
Il giovane è precipitato mentre cercava di scattare foto da una parete rocciosa
La corda utilizzata per la discesa era troppo sottile per sostenere il peso del corpo e si sarebbe spezzata, causando la tragica caduta. Questa è la prima ipotesi formulata dai tecnici del soccorso alpino e speleologico in merito alla morte di Manfredi Tallarico, ventenne originario di Verona, che ha perso la vita precipitando da una parete rocciosa a Fosso Spedino, nella frazione aquilana di Roio.
Manfredi, che avrebbe compiuto 21 anni il 6 febbraio, era uno studente fuori sede della facoltà di Odontoiatria presso l’Università dell’Aquila. Il giovane era figlio del generale dei carabinieri Vincenzo Tallarico, ex comandante dell’ufficio provinciale di Verona, e di Maria Cristina Ruscitto, avvocato. I genitori, giunti all’Aquila, hanno seguito gli adempimenti necessari dopo il tragico incidente.
Secondo le ricostruzioni iniziali, il giovane non avrebbe avuto intenzione di arrampicarsi, ma voleva semplicemente scattare alcune fotografie da una posizione elevata. Pare che Manfredi avesse fissato una corda a un albero di ginepro per calarsi lungo la parete rocciosa prima della tragedia.
Il pm Ugo Timpano ha aperto un fascicolo per chiarire le dinamiche dell’accaduto, escludendo però il coinvolgimento di terzi. Non è stata ritenuta necessaria l’autopsia e il magistrato ha autorizzato la restituzione della salma alla famiglia.
