Il latitante muore per un infarto, reato estinto
La fuga rocambolesca di Roland Dedaj, il 39enne albanese protagonista di un’evasione spettacolare dal carcere di Castrogno all’alba del 25 settembre di un anno fa, si è conclusa in modo inaspettato. Dedaj, ricercato con un mandato d’arresto europeo e internazionale, è riuscito a lasciare l’Europa con documenti falsi, arrivando fino in Colombia. È lì che, pochi mesi fa, è deceduto per un infarto, come confermato agli investigatori italiani dagli agenti dell’Interpol.
Nonostante le ipotesi iniziali avessero puntato sull’Albania, suo Paese d’origine, Dedaj ha percorso un tragitto ancora in gran parte misterioso. Da dove si sia imbarcato e chi lo abbia aiutato a nascondersi oltreoceano potrebbero rimanere interrogativi senza risposta. Ieri, il tribunale ha dichiarato l’estinzione del reato per morte del reo avvenuta prima della sentenza.
Nel frattempo, tre persone sono state condannate per aver pianificato l’evasione da Castrogno, la seconda per Dedaj dopo quella dal carcere Don Bosco di Pisa. Tra i complici figurano la moglie, Camelia Florentina Paunescu, 27 anni, che ha patteggiato 2 anni e 8 mesi (convertiti in lavori di pubblica utilità), Admir Taraj, 29 anni, condannato a 2 anni e 10 mesi, e Gubari Migel Olivieri, 36 anni, che in rito abbreviato ha ricevuto una condanna a 4 anni di reclusione. Olivieri ha dichiarato di aver aiutato Dedaj per amicizia, sottovalutando però la gravità dell’azione.
L’evasione era stata pianificata nei minimi dettagli sin dal 3 settembre. Dedaj aveva segato le sbarre della sua cella, lasciando un fantoccio nel letto per ingannare i controlli, e si era calato con una corda lunga oltre 50 metri per scavalcare mura e recinti. Una fuga che lo ha portato lontano, ma che si è conclusa definitivamente in Colombia, dove la sua latitanza si è spenta.