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ico title sx Rigopiano. Ultimo atto: è iniziato il processo in Cassazione ico title dx

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Attesa per la sentenza sulla tragedia del 2017: 29 vite spezzate dalla valanga che travolse l'hotel

Oggi a Roma, davanti alla Corte di Cassazione, si sono riuniti i familiari delle vittime per l'ultimo atto del processo sulla tragedia che, il 18 gennaio 2017, costò la vita a 29 persone, travolte da una valanga che spazzò via l'hotel di Rigopiano.

Nel precedente grado di giudizio, la Corte d’Appello dell’Aquila aveva emesso 8 condanne - confermandone alcune del primo grado - e 22 assoluzioni.

"Siamo disillusi, ma speriamo che almeno le condanne siano confermate o, meglio ancora, rafforzate. Sarebbe inaccettabile che la situazione si ribaltasse a favore degli imputati", afferma uno dei parenti, che ha perso la figlia allora ventiquattrenne, dipendente dell’hotel. "A oggi sono state inflitte solo una minima parte delle pene richieste".

In piazza, a pochi giorni dall’ottavo anniversario della tragedia, i familiari si stringono in un doloroso cameratismo. "Questi luoghi sono diventati il nostro punto di ritrovo. Condividere il dolore ci fa sentire uniti, come una famiglia. I ricordi di quel giorno restano vividi. Ho parlato con mia figlia fino a pochi minuti prima dell’impatto. Mi ha inviato una foto, probabilmente l’ultima. Il tempo non attenua il dolore, è come se fosse successo ieri", è il ricordo di una madre di una delle vittime.

Questa mattina la lunga relazione della Procura Generale, poi le parti civili; nell'udienza di domani parola alle difese per una sentenza che dovrebbe giungere tra domani sera e venerdì mattina. L'obiettivo è reinserire il reato di disastro.

La Corte d'Appello a L'Aquila aveva confermato le condanne in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia di Pescara Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio e, per abuso edilizio, per il gestore dell'hotel, Bruno Di Tommaso, e per il tecnico Giuseppe Gatto. A queste aveva aggiunto le condanne a un anno e 8 mesi per l'allora prefetto di Pescara Francesco Provolo, per omissione di atti d'ufficio e falso e per la mancata attivazione del Centro Coordinamento Soccorsi, e  per il suo vice Leonardo Bianco per il solo reato di falso.

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