700mila euro di contributo regionale per una piattaforma ecologica furono usati per pagare dipendenti e debiti
Si chiude con una sentenza di condanna in primo grado l'inchiesta sull'uso improprio di fondi regionali da parte della società pubblica Mo.Te e del suo ex amministratore Ermanno Ruscitti. Entrambi, indagati rispettivamente per responsabilità amministrativa e malversazione di erogazioni pubbliche, avevano scelto il rito abbreviato.
Il giudice Lorenzo Prudenzano ha condannato Ruscitti a due mesi e venti giorni di reclusione e la società Mo.Te al pagamento di 100 quote da 100 euro ciascuna. La sentenza, emessa ieri, è stata meno severa rispetto alle richieste del pubblico ministero Stefano Giovagnoni, che aveva proposto una condanna a 4 mesi per Ruscitti.
Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura di Teramo, Mo.Te avrebbe utilizzato circa 700mila euro di un contributo regionale di un milione di euro per coprire debiti pregressi e pagare gli stipendi dei dipendenti, invece di destinare la somma alla costruzione di una piattaforma ecologica, come previsto dai termini del finanziamento. La difesa ha presentato documentazione che attestava una proroga di un anno concessa dalla Regione per completare il progetto ma questa argomentazione non è stata sufficiente a evitare la condanna.
Il giudice ha inoltre disposto la confisca dei beni sequestrati sia a Ruscitti sia alla società, confermando la decisione della Cassazione che era intervenuta per accogliere il ricorso della Procura contro il dissequestro disposto dal Tribunale del Riesame. Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Gennaro Lettieri, Guglielmo Marconi e Alessandra Striglioni Ne' Tori, potrebbe valutare il ricorso in appello dopo aver analizzato le motivazioni della sentenza.
La società Mo.Te, a capitale pubblico, è attualmente al centro di un progetto di fusione con Teramo Ambiente, mentre il Comune di Teramo rimane azionista di maggioranza. Che succederà?