Il fenomeno è nato in Giappone anche se il disagio si sta sviluppando velocemente in tutto il mondo
Negli ultimi tempi, anche con gli strascichi della pandemia da Covid-19, il fenomeno “Hikikomori”, dal giapponese “staccarsi”, è un argomento che ha preso molto piede in Italia e con dei casi anche in Abruzzo soprattutto nelle province dell’Aquila e di Pescara.
La problematica è nata in Giappone e il termine racchiude quelle persone, in prevalenza giovani, che scelgono l’isolamento sociale volontario, ritirandosi dal mondo “fuori” per vivere confinati nelle proprie abitazioni e spesso eliminando i contatti esterni, anche con i familiari quando il soggetto vive in una casa propria.
Lo psichiatra che per primo individuò e inquadrò la problematica fu Saito Tamaki, affermando come le difficoltà personali, sociali o psicologiche come ansia, pressione scolastica, difficoltà nel creare relazioni, porta alcune persone a trovare, come unica soluzione per alleviare la tensione, il totale isolamento tra le proprie mura.
“Hikikomori Italia”, una delle maggiori realtà di supporto e informazioni su questo tema in campo nazionale (https://www.hikikomoriitalia.it/) aggiorna costantemente i dati sul fenomeno e sensibilizza la società su numeri che possono sembrare relativamente piccoli, ma non per questo non preoccupanti. Si stima che in Italia soffrono di questa condizione dalle 100.000 alle 120.000 persone.
Un importante studio è stato portato avanti anche dall’Istituto Superiore di Sanità, con il rapporto ISTISAN, che ha analizzato nel dettaglio la “Generazione Z”, i giovani quindi tra gli 11 e i 17 anni, la fascia probabilmente più delicata dato che il soggetto è in piena crescita e più facilmente influenzabile dai fattori esterni, soprattutto dalla società e nell’interazione con il mondo della scuola (https://www.iss.it/documents/20126/6682486/23-25+web.pdf/7c107806-50db-5601-c73e-c90badec3765?t=1702626073305).
Daniele Piersanti