Per il gruppo consiliare si tratta di "un salto della quaglia arrampicandosi sugli specchi"
Continuano le polemiche a Nereto in merito all'adesione del consigliere Daniele Capuani al partito della Meloni. Già nei mesi scorsi contro di lui si era pronunciato il suo ex gruppo consiliare di appartenenza, Insieme per Nereto, e lui aveva risposto
Oggi Insieme per Nereto torna ad attaccare Capuani in merito al suo passaggio dall'opposizione alla maggioranza, proprio in virtù dell'adesione al partito di Fratelli d'Italia.
La nota:
"Daniele Capuani, consigliere comunale di Nereto, fratello d’Italia e neo-componente del
direttivo provinciale del Partito della Meloni, passa, con un inopinato salto acrobatico,
dalla opposizione alla maggioranza.
Per giustificare il suo salto della quaglia, si è cimentato in una epica arrampicata di
specchi, con appigli che ha provato ad utilizzare per giustificare l’ingiustificabile, come il
riferimento che il Capuani fa alla “sovranità popolare”. Secondo il consigliere transfuga
“il popolo si è pronunciato eleggendo democraticamente i suoi rappresentanti in consiglio
comunale e tra questi risulta, ahimèper loro, esserci il sottoscritto.”.
Insomma, il buon Capuani, approdato nel partito della fiamma tricolore si appella ai
principi sanciti dalla Costituzione che quella fiamma che lo riscalda sta provando a
bruciare.
Tuttavia, al netto delle assurdità, le sue parole meritano una risposta.
In primis, la sovranità popolare, evocata dal Capuani, in occasione delle elezioni per il
Sindaco di Nereto si è espressa: ha vinto il candidato sindaco espressione della destra,
prevalendo sul candidato sindaco progressista. In quale lista si era presentato come
candidato consigliere Capuani? Nella lista uscita sconfitta dalla tornata elettorale, quella a
cui era collegato il candidato sindaco progressista. E’ bene infatti ricordare a Capuani che
il sistema elettorale per i Comuni prevede che i candidati consiglieri sono compresi in una
lista collegata ad un candidato sindaco (nel caso specifico la lista di cui faceva parte
Capuani era collegata al candidato sindaco progressista), il quale candidato sindaco firma il
programma amministrativo. In buona sostanza, Capuani, era compreso in una lista
collegata al candidato sindaco progressista e al suo programma amministrativo. La legge
elettorale, dunque, prevede un vincolo politicamente cogente fra candidato consigliere,
candidato sindaco, programma e popolo. Violare, come ha fatto Capuani, questo vincolo
ha significato tradire la volontà popolare.
Secondo aspetto. Bisogna ricordare al Capuani che è proprio il partito del suo recente
approdo che stigmatizza i salti della quaglia. Se avesse letto la riforma della Costituzione
che vuole Meloni (la leader di FdI), si sarebbe accorto che uno dei passaggi ritenuti più
decisivi e voluti è quello che impedisce ai parlamentari il passaggio dalla minoranza alla
maggioranza e viceversa. In altri termini,mentre Fratelli d’Italia vuole inserire addirittura in
Costituzione una norma “antiribaltone”, lui, il Capuani, nobilita il ribaltone, nobilita il
cambio di casacca come diritto fondamentale.
Al buon Capuani, smarrito ed incosapevole, ricordiamo solo che il centro sinistra è stato
sempre fedele alla Costituzione. Anche alla norma che pone il “divieto di mandato
imperativo” (art. 67 Cost.), che i costituenti hanno voluto per i parlamentari, ma che può
essere estesa a tutti gli eletti nelle assemblee rappresentative. Egli può passare dalla
minoranza alla maggioranza, è un diritto chegli affida la Costituzione antifascista. Quello
che non può fare, è prendere in giro i neretesi con argomentazioni grottesche ed offensive
del buon senso comune, nel tentativo maldestro di giustificare le sue scelte, che hanno un
solo nome: tradimento della volontà popolare".