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ico title sx Pescara. Il sindaco Masci: "la nostra amministrazione non si fa corrompere come vogliono far credere" ico title dx

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Politica

"Immagine del Comune danneggiata da questa vicenda"

«Come sindaco di Pescara e primo cittadino di tutti i pescaresi, pur non volendo alimentare polemiche strumentali, disinformate e fuorvianti, ritengo di dover necessariamente puntualizzare, per amor di chiarezza, alcuni aspetti della vicenda che ha investito il Comune. È di tutta evidenza che gli arresti per una vicenda sulla quale farà piena luce la magistratura e di cui sarà scritta la verità processuale, porta in primo piano riflessi politici che non possono prescindere da un fatto che va sottolineato con forza: è stato tradito il vincolo di fiducia, sono stati traditi gli impegni contrattuali ed è stata tradita la deontologia professionale. Allo sconcerto iniziale è subentrata la rabbia, perché tutto questo è intollerabile. Il Comune è stato danneggiato da questa vicenda, a tutti i livelli, ma ha dimostrato di avere un’articolazione e una struttura politico-amministrativa sana. Quanto alle conseguenze, è scontata la costituzione di parte civile non appena sarà concessa dalla Legge. Va ribadito che stiamo parlando di dipendenti infedeli, non certamente di un sistema corrotto e neppure di contaminazione corruttiva come qualcuno vorrebbe far credere. Nessun politico è tirato in causa e i dipendenti coinvolti sono una minoranza irrisoria rispetto all’intero corpo comunale con cui mi confronto ogni giorno e di cui apprezzo lavoro e impegno. Trovo singolare e anche patetico che l’opposizione, a corto di argomenti e in perenne affanno per questo, si levi col ditino alzato a fare la morale come se in casa propria non avesse avuto uno scandalo che ha riguardato amministratori e politici, e la cui scia giudiziaria ha consentito a qualcuno di sedere sui banchi del Consiglio comunale; e di dimenticare anche le regole deontologiche e di buona politica facendo irruzione in conferenza stampa con una sceneggiata indegna di un luogo istituzionale. Infine, all’onorevole Luciano D’Alfonso, sindaco emerito di Pescara la cui storia passata e recente parla per sé, che ha usato un linguaggio greve e spregiudicato, ricordiamo che la grande Pescara non è e sarà quella da lui paventata di “grande cocaina”: al contrario, ci sentiamo di rassicurarlo che non è e non sarà né quella del “grande affare” né tanto meno quella del “grande malaffare”. Pescara non è una città in saldo e i suoi amministratori non sono in vendita: se ne faccia una ragione». 

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