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ico title sx Betafence, situazione drammatica. Convocato il tavolo per il 6 aprile ico title dx

Attualità
Lavoro

Sono in scadenza gli ammortizzatori sociali e l'azienda ha intenzione di togliere l'integrazione salariale

La Praesidiad continua a «tessere le fila di questo disastro», così si esprimono i sindacati in merito alla vertenza Betafance, nel presidio che si è tenuto questa mattina davanti allo stabilimento di Tortoreto. Una vera e propria dichiarazione di guerra quella dell’azienda che gestisce il polo produttivo e che ha deciso di eliminare completamente l’integrazione salariale prevista per i lavoratori dal contratto di solidarietà. Scadranno a luglio gli ammortizzatori sociali di cui beneficiano i 97 lavoratori «costretti dall’azienda stessa a rimanere a casa piuttosto che lavorare» e il rischio concreto a cui si va incontro è quello di buste paga indicibili, di poche centinaia di euro al mese. Il contratto di solidarietà, come spiegano le segreterie provinciali Fim Cisl e Fiom Cgil di Teramo, prevede l’integrazione salariale del 70%, oltre all’accordo sull’incentivazione all’esodo commisurato in dieci mensilità. 
Accordo concluso con i lavoratori dopo battaglie e scioperi e che ha permesso loro di beneficiare di una retribuzione, seppure nella condizione di non poter lavorare. Con l’avvicinarsi della scadenza degli ammortizzatori sociali, l’azienda manifesta una netta posizione di chiusura avverso il rispetto dell’integrazione salariale, rimanendo invece favorevole all’incentivazione all’esodo. «Incentivare all’esodo significa che l’azienda paga per far sì che i dipendenti vadano via - sostengono le sigle sindacali nelle figure di Natascia Innamorati e Marco Boccanera - e che non c’è nessuna intenzione di investire sullo stabilimento e sulla produzione. L’azienda non offre uno stimolo a rimanere ma ad andare via». Il piano industriale inoltre è rimasto fermo al 2021 e non è mai stato messo in atto, adducendo l’azienda motivazioni che attengono talvolta alla pandemia, talvolta alla guerra. Per le sigle non c’è alcun dubbio sulla volontà della Praesidiad: «Eliminare l’integrazione salariale per costringere i dipendenti ad andare via, a fronte di stipendi da fame. Ma noi non ci stiamo e abbiamo convocato un tavolo con i vertici per il 6 aprile. Questa volta dovranno presentarsi, nessuno si è mai manifestato, o meglio ci siamo interfacciati sempre con persone diverse, ma noi non possiamo tollerare il depauperamento dello stabilimento e delle maestranze. Maestranze che non lavorano non per propria volontà ma perché è l’azienda a tenerli a casa. A questo punto la volontà è chiara». Così come era chiara all’esito dell’incontro del 31 gennaio, in cui era emersa, a detta dei sindacati, l’intenzione della Praesidiad di sfinire i lavoratori con gli ammortizzatori sociali, senza prevedere alcun piano strategico di investimento e riqualificazione dello stabilimento produttivo, ma puntando a diminuire il numero di dipendenti in modo da svendere il sito. È così che si giustifica la chiusura in perdita del bilancio e la perdita non solo di importanti fornitori ma anche di clienti, quei clienti specifici dell’Animal Husbandry.

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