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ico title sx Maxi processo inquinamento acque del Gran Sasso, il controesame conferma la contaminazione ico title dx

Attualità
Cronaca

Controesame effettuato dai consulenti tecnici della procura

È durato oltre 4 ore, questa mattina al Tribunale di Teramo, il controesame dei consulenti tecnici della procura, nel processo per l’inquinamento sull’acqua del Gran Sasso, davanti al giudice Claudia Di Valerio. Controesame in cui i tecnici hanno ribadito le profonde criticità, confermate nel precedente esame e nella perizia depositata, che sussistono in merito all'intero sistema di coesistenza dei Laboratori del Gran Sasso con l'autostrada e l'acquifero. 195 pagine di consulenza tecnica per rispondere ai quesiti della procura sulla sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso, ripercorrendo l'efficacia dei lavori dell'ex commissario, le cause e il livello dell'inquinamento. Al centro del processo l’incidente del maggio 2017, quando l'erogazione di acqua potabile venne interrotta in gran parte della provincia di Teramo. Sono Vincenzo Belgiorno, ingegnere ambientale dell'università di Salerno, Domenico Pianese, costruzioni idrauliche all'università di Napoli e Sabino Aquino, geologo, i tre consulenti tecnici sottoposti al controesame. «I rischi di contaminazione permangono, stando alle conferme dei consulenti. È una conseguenza di vari fattori tra cui la struttura carsica del massiccio, che generano il rischio di contaminazione per le acque dell'acquifero, non sussistendo un isolamento tale da evitare che sostanze inquinanti possano confluire nelle acque - ha dichiarato l'avvocato Domenico Giordano  che patrocina le associazioni WWF Italia, CAI, Legambiente e Cittadinanzattiva, tutte presenti nell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, insieme all’Associazione GADIT - I consulenti evidenziano, attraverso una ricostruzione analitica e scientifica, i rischi di contaminazione dati dalla sussitenza delle tre strutture, i laboratori, l'autostrada e l'acquifero, che rende plausibile l'inquinamento». Il processo è a carico di dieci imputati riconducibili ai vertici dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Fernando Ferroni, Stefano Ragazzi, Raffaele Adinolfi Falconi), ai vertici di Strada dei Parchi (Lelio Scopa, Cesare Ramadori, Igino Lai) e a quelli della Ruzzo Reti (Antonio Forlini, Domenico Giambuzzi, Ezio Napolitani, Maurizio Faragalli). L’accusa è quella di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.

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