lunedì 30 settembre 2024     +39.347.3268683     redazione@iltrafiletto.it
Il Trafiletto notizie su Teramo e Abruzzo in tempo reale

ico title sx Il ricordo dei reclusi del manicomio di Teramo dopo 25 anni dalla chiusura ico title dx

Teramo non è più 'città dei matti' ma 'città della memoria'

Teramo come ‘città dei matti’ ha ceduto il posto a Teramo ‘città del ricordo’. Il ricordo dei reclusi, di quegli uomini e di quelle donne che sono stati internati nell’ospedale psichiatrico di Teramo, intitolato a Sant’Antonio Abate, chiuso il 31 marzo 1998, dopo 117 anni di lavoro nel campo della psichiatria, a seguito della Legge 180/1978 ispirata da Franco Basaglia, grande innovatore nel campo della salute mentale.

E nel 25esimo anniversario della chiusura del manicomio a Teramo, la città celebra il ricordo deponendo una corona all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico in via Saliceti, in memoria delle persone ospitate e recluse in quello che era un luogo di sofferenza.

Una memoria viva e scalfita nei racconti dei presenti alla celebrazione, le associazioni culturali ‘Teramo Nostra’ e ‘Amici miei’, il dottor Francesco Saverio Moschetta, ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Teramo, colui che chiuse da direttore il manicomio, il direttore amministrativo della Asl di Teramo, Franco Santarelli, e il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto oltre a componenti della giunta e personale infermieristico che tra quelle mura ha lavorato. È stata ricordata, tra la commozione, la ‘stanza dei sudici’, è stato ricordato come i malati mentali non avessero diritto ad avere le camicie stirate, è stata ricordata la via di Teramo intitolata ai reclusi, via delle Recluse.

La chiusura dell’ospedale psichiatrico non è stato solo un episodio istituzionale, è stato l’inizio di un percorso sociale che ha condotto alla fine dell’era del pregiudizio, a considerare il paziente come una persona, con i suoi diritti. Una persona uguale agli altri, semplicemente con un problema. 
Presenti anche gli studenti del Liceo Classico Melchiorre Delfico di Teramo che hanno voluto raccontare la loro idea della giornata della memoria, offrendo un profondo scambio generazionale su un tema di estremo rilievo sociale, vissuto da una generazione ma tramandato a un’altra. «Il ricordo deve esserci ogni giorno, dobbiamo ricordare ogni volta che passiamo sotto questo arco, non solo oggi. E per ricordare dobbiamo conoscere. Senza la conoscenza il ricordo non può tenersi vivo. Bisogna ricordare per il futuro perché il racconto di questo edificio è cultura». I ragazzi del V ginnasio sono alle prese con lo studio di personaggi come Alda Merini che loro stessi raccontano: «Stiamo studiando la sofferenza, stiamo studiando le vite di queste persone che hanno vissuto internate in un ospedale psichiatrico. Nel 1947, Alda Merini, ha solo sedici anni quando viene internata per la prima volta nella clinica psichiatrica Villa Turro diagnosticandole un disturbo bipolare». Oggi l’ospedale psichiatrico di Teramo è una scatola vuota e lo è da ben 25 anni. Il primo cittadino ha ricordato i fondi che la comunità attende dalla Regione Abruzzo per la realizzazione della Cittadella della Cultura: sono 30 milioni di euro. «È giusto che Teramo Capoluogo abbia la sua Cittadella, per la quale si attendono anche i 30 milioni di euro mai restituiti alla comunità dalla Regione Abruzzo - ha dichiarato il sindaco - Teramo è città della memoria e dopo 25 anni di scatola vuota è giusto che si proietti verso il futuro garantendo a questo spazio una progettualità. I fondi furono messi a disposizione dalla precedente giunta, ora devono essere garantiti, l’iter va accelerato, lo pretendiamo come città». 
La riqualificazione del luogo è fondamentale per Teramo città Capoluogo, come spiega il sindaco, «anche nel rapporto con l’università. È importante che la memoria sia per noi significativa, per omaggiare la rivoluzione che Franco Basaglia e Marco Pannella hanno coraggiosamente portato avanti», ha concluso il sindaco.

Galleria