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ico title sx «Non in nostro nome», il dolore nel post dei parenti delle vittime di Rigopiano ico title dx

Si attendono ora le motivazioni mentre si parla dalla procura di ricorso in appello

«Dopo 6 anni di stillicidio e di calvario nella determinata e dignitosa richiesta di verità e giustizia, ieri presso il tribunale di Pescara è stata emessa una sentenza, a nostro avviso, ingiusta ed irrispettosa. Con poche parole e tanta freddezza, è stata scritta una delle più brutte pagine di storia giudiziaria italiana. La sentenza di ieri, oltre che uccidere per la seconda volta i nostri Angeli e catapultare tutti noi familiari nello sconforto e nella disperazione di 6 anni fa, ha lanciato un pessimo messaggio a tutti gli italiani e, ahimè, a chi amministra il nostro Paese. Il nostro MAI PIÙ è stato sottovalutato e quasi schernito, in un'aula di tribunale, da chi emette sentenze in nome del popolo italiano. NO!!! NON IN NOSTRO NOME, NO!!!». Si legge così in un post pubblicato sui social dai parenti delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano, il giorno dopo quella che è stata per loro «La sentenza della vergogna». Sentenza che ha visto ben 25 assoluzioni e 5 condanne lievi. Assoluzioni importanti come quella dell'ex Prefetto Francesco Provolo, per cui erano stati chiesti ben 12 anni, e dell'ex Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, per cui l'accusa ne aveva chiesti sei. Anche la condanna a due anni e 8 mesi per l'ex sindaco Ilario Lacchetta ha destato l'ira dei presenti in aula, parenti delle vittime, avendo nettamente ridimensionato la richiesta dell'accusa che arrivava a 11 anni e 4 mesi. Si attendono ora le motivazioni, che arriveranno a 90 giorni dalla lettura del dispositivo. Nel frattempo dalla procura si parla di ricorso in appello: sono ancora troppe le cose da chiarire.