Nonostante l’aggressività dell’uomo il Tribunale aveva disposto l’affidamento condiviso
Un uomo rinviato a giudizio per maltrattamenti, con un ricovero in clinica psichiatrica alle spalle; la consulenza tecnica d’ufficio che non tiene conto della violenza e parla di bigenitorialità e una mamma che implora i servizi sociali di darle ascolto perché lei e sua figlia sono in pericolo ma nessuno le crede. È la breve ricostruzione, l'incipit, di quanto è accaduto negli scorsi mesi nel teramano. L'incipit di una dinamica famigliare che è sfociata poi in un episodio di tentata violenza il 22 gennaio, quando una donna, per sfuggire ai maltrattamenti del marito, si è nascosta in un armadio per proteggere lei e la figlioletta. Sono state ritrovate così, spaventate, dai Carabinieri. Per l'uomo è scattato il divieto di avvicinamento a mamma e figlia.
Nella ricostruzione della dinamica, l'uomo sarebbe entrato nell'abitazione inseguendo la suocera per le scale e mettendole le mani al collo. A quel punto si sarebbe messo alla ricerca di mamma e figlia.
La donna, prima di questo episodio, aveva denunciato l'ex compagno per maltrattamenti e l'uomo era stato rinviato a giudizio. Nonostante ciò, l'uomo aveva richiesto addirittura l'affidamento esclusivo della bambina. E durante quelle fasi processuali sembrava quasi che il carico prendesse sulla donna che si opponeva all'affido condiviso. Anche la consulenza tecnica d'ufficio aveva sottolineato infatti come fosse importante il diritto alla bigenitorialità e il tribunale aveva sposato questa perizia disponendo l'affido condiviso il 22 giugno. Fino all'evento che si è verificato il 22 gennaio.
L'avvocato della donna, Marina Marconato, non ci sta e probabilmente presenterà ricorso per richiedere una modifica delle condizioni dell'affidamento.