Stessa sorte per altri colossi mondiali come Meta e Twitter
I tagli erano nell'aria da mesi ma l'annuncio iniziale riguardava circa 10.000 posti. Attualmente invece parliamo quasi del doppio, ben 18.000 licenziamenti che lasciano propendere per un periodo di recessione a cui starebbe andando incontro il colosso mondiale, stando alle valutazioni degli analisti. E' il taglio maggiore nella storia di Amazon, che probabilmente se dapprima ha estremamente beneficiato delle difficoltà della pandemia, che hanno spinto milioni di utenti allo shopping online, ora, dopo la ripresa del commercio locale, deve fronteggiare evidenti difficoltà. Il boom economico nel periodo del lockdown ha costretto infatti il colosso fondato da Jeff Bezos a incrementare il personale, assumendo migliaia di dipendenti. Numeri che hanno avuto bisogno poi di essere riallineati.
Le riduzioni, iniziate in novembre, si concentreranno nell'area delle risorse umane e nella divisione retail, andando a colpire il 6% dei dipendenti corporate della società. "Questi cambi ci aiuteranno a perseguire opportunità di lungo termine con una struttura di costi più solida", spiega l'amministratore delegato Andy Jassy che fa presente come Amazon navighi "un'economia incerta e difficile", lo ha fatto in passato e continuerà a farlo.
Il caso Amazon non è tuttavia l'unico e anzi, le stesse condizioni vissute dagli altri big mondiali non ne fanno in realtà un caso. Meta ha annunciato il taglio di oltre 11.000 posti e Elon Musk ha dimezzato il personale di Twitter. Si freme ora in casa Google per sapere se l'ondata di tagli giungerà anche lì.
Foto amazon.it